ESCURSIONE IN TERRA DI ABRUZZO

DESCRIZIONE:

VALLE DELL’ORFENTO

La Riserva Naturale Statale Valle dell'Orfento di Caramanico Terme è un paradiso immerso nella natura. Il sentiero è tortuoso e faticoso ma il panorama è semplicemente divino: ti fa sembrare al centro del mondo. La strada continua tra salite e discese, ponticelli, gole rocciose, uccellini che cinguettano e paesaggi incredibili. Ogni tanto si incontrano alberi caduti, massi o piccoli torrenti che rendono il cammino più impervio, ma nulla di grave, anzi rende ancora più bella l'esperienza. Bisogna solo stare attenti a dove si mettono i piedi: si parte da molto in alto, poi piano piano si scende e si segue il fiume. Proprio quest'ultimo è veramente uno spettacolo per gli occhi: emette un suono rilassante e piacevole, inoltre ci sono anche parecchie piccole cascate che rendono tutto ancora più affascinante. Solo dopo abbiamo scoperto che la forestale organizza un sacco di escursioni. Questo luogo è l'ideale per chi cerca avventura, pace e benessere.

LAGO DI SCANNO

Il lago di Scanno è uno di questi posti in Italia che pochi conoscono, e che anche per questo resta un luogo speciale che vale la pena scoprire. Diventato il lago più grande in Abruzzo dopo il prosciugamento del Fucino, il lago di Scanno è un bellissimo specchio d'acqua incastonato tra i Monti Marsicani, a 922 metri d'altitudine. È lungo 1722 metri e largo 700, con una profondità massima di 32 metri. Ma soprattutto, ha una caratteristica che infiamma l'immaginazione di tutti: è un lago a forma di cuore. L'origine del lago è naturale. Si tratta infatti di un antico lago di sbarramento formatosi in seguito al distacco di una frana dal Monte Genzana. Secondo un'antica leggenda, però, il lago di Scanno si sarebbe formato in seguito a un combattimento tra i romani e Re Battifolo, un sovrano del posto. Quando questi stava per essere sopraffatto, invocò l'aiuto del mago Bailardo che con un incantesimo fece coprire d'acqua il campo nemico. Un'altra leggenda vede invece protagonista la bellissima fata Angiolina, di cui si era invaghito tale Pietro Baialardo, che ordinò il suo rapimento. Per sfuggire ai rapitori, la fatina fece in modo che sotto i loro piedi si materializzasse un lago, nel quale sprofondarono. Più recenti sono invece le voci relative ad avvistamenti ufo e anomalie elettromagnetiche sul fondo del lago, capaci di far impazzire le bussole. Le immersioni nel lago di Scanno da parte di sommozzatori dell'INGV, nel 2012, hanno evidenziato in effetti la presenza di alcuni campi magnetici nella zona nord, nel territorio del comune di Villalago.

EREMO DI SAN BARTOLOMEO

Incastonato nella roccia a 700 m d'altezza, si trova uno dei luoghi più affascinanti d'Abruzzo, l'Eremo di San Bartolomeo in Legio, raggiungerlo costà un pò di fatica, ma lo sforzo sarà ampiamente ripagato. L'Eremo incastonato nella roccia si trova nel comune di Roccamorice, in provincia di Pescara, immerso nel parco della Maiella e del Morrone sul versante del Vallone di S. Spirito. L’eremo ha origini antichissime, precedenti all’anno Mille. Attorno al 1250 Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, lo ricostruì utilizzandolo spesso. Gli affreschi sopra il portale d’ingresso risalirebbero a questo periodo.

SANTO STEFANO DI SESSANIO

Si tratta di un antico borgo fortificato che conta circa 120 abitanti, situato nel Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. E’ una delle perle d’Abruzzo ed è inserito tra i Borghi più belli d’Italia. Arroccato su una collina a 1.251 metri sopra il livello del mare, Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila, ha un suggestivo centro storico di origine medievale e di incredibile bellezza. Il borgo è considerato, infatti, tra i più belli d’Abruzzo per gli integri valori ambientali, per il decoro architettonico e per l´omogeneità stilistica. Le case e le strade sono interamente costruiti in pietra calcarea bianca, imbrunita dal tempo. Fino a terremoto del 2009, il borgo era dominato dalla imponente torre cilindrica, detta Torre Medicea per la presenza dello stemma della celebre famiglia fiorentina Dè Medici, che nel ‘500 fu feudataria del piccolo borgo, in precedenza appartenuto ai Piccolomini. La torre, che era il simbolo della cittadina, è purtroppo crollata, così come altri edifici storici che hanno subito danni ingenti. Tuttavia una parte del borgo è stata completamente ristrutturata trasformata in un borgo diffuso ovvero un albergo disposto all’interno di diversi edifici che ospitano le bellissime camere, i ristoranti e tutte le aree comuni tipiche di un hotel. Le strade che attraversano il borgo storico, da percorrere rigorosamente a piedi, si presentano in ricchissima varietà: dall´erta scalinata che costeggia la Chiesa di S. Maria in Ruvo ai tortuosi selciati che si insinuano tra le abitazioni e conducono alla Torre, al lungo percorso ricavato sotto le case per proteggerle dalla neve e dai gelidi venti invernali. Pur non esistendo vere e proprie mura di difesa, il borgo è contornato da edifici senza soluzione di continuità che ebbero la funzione di case-mura, come mostrano anche le rare e piccole finestre. Percorrendo le tortuose stradine si ammirano abitazioni quattrocentesche, tra cui la splendida Casa del Capitano. Lungo i vicoli sorgono piccole botteghe di artigiani e piccoli punti di ristoro. Fuori dal centro abitato sono da visitare la Chiesa di S. Stefano e, sul bordo del piccolo lago ai piedi del paese, la suggestiva chiesetta della Madonna del Lago, che risale al XVII secolo.

GROTTE DI STIFFE

Le Grotte di Stiffe possono essere definite una “risorgenza”, ossia una cavità dal cui interno fuoriesce un corso d’acqua. Il torrente sotterraneo, che accompagna il visitatore, forma all’interno della cavità rapide e cascate spettacolari. In grotta si inizia un viaggio a ritroso nel tempo: la grotta è viva, ancora in formazione e ci svela i suoi segreti, ci mostra le sue opere millenarie scolpite nella roccia dall’acqua e dal tempo. D’inverno, al riparo dalle rigide temperature esterne che caratterizzano l’Abruzzo aquilano, il fiume sotterraneo offre uno spettacolo suggestivo creando straordinari effetti sonori e visivi: tumultuoso e impetuoso il torrente si annuncia saltando sulle rocce e nel cuore della cavità, rompe fragorosamente il silenzio rarefatto, ci ricorda che le Grotte di Stiffe sono opera sua. Il torrente ci affascina con lo spettacolo delle acque che, nella grande e maestosa sala della cascata ci fa vivere un’emozione profonda ed irripetibile. Il prolungamento del percorso turistico nell’agosto 2007 ha permesso la visita di una Seconda Cascata, la cui particolarità è data dall’ampiezza della sala che, di dimensioni ridotte rispetto alla Prima, accentua in modo suggestivo il getto d’acqua che prorompe da un’altezza di 20 metri. Sulla parete destra della sala la colata dai tre colori sembra trasformare in pietra la bellezza della cascata e insieme scendono nell’ultimo laghetto.

CAMPO IMPERATORE

Campo Imperatore, di grande impatto paesaggistico, presenta numerose peculiarità floristiche e faunistiche, nonché interessanti aspetti geologici e geomorfologici. L'altopiano, posto a una quota variabile tra i 1500 e i 1900 metri, è lungo circa venti chilometri, con una larghezza che varia dai tre ai sette chilometri; il pendio sale dolcemente, in un alternarsi di pianure alluvionali di origine lacustre con morene lasciate dagli antichi ghiacciai, rock-glaciers, nivomorene, circhi glaciali, brecciai e fiumare, pareti rocciose. Le cime che delimitano e circondano quello che viene comunemente definito come il “Piccolo Tibet" sono tra le più elevate e suggestive dell'Appennino: la Scindarella (m. 2233) e Monte Portella (m. 2385), con i loro spettacolari circhi glaciali; Corno Grande (m. 2912), che domina dall'alto delle sue quattro vette e Monte Aquila (m. 2494), la sua naturale anticima; i dolomitici Brancastello (m. 2385) e Monte Prena (m. 2561), dalle tormentate forme ricche di canyon, l'erboso versante meridionale di Monte Camicia (m. 2564). Campo Imperatore è di origine tettonica, con la morfologia modellata dalle alluvioni e soprattutto dai ghiacciai, dalla neve e dai fenomeni periglaciali. Sono, infatti, ancora visibili le morene di fondo, laterali e frontali di quello che, fino a quindicimila anni fa, era il ghiacciaio più grande dell'Appennino: dalla valle di Monte Aquila scendeva, per circa undici chilometri, fino alle Coppe di Santo Stefano, coprendo una superficie di oltre venti chilometri quadrati. Ciò che maggiormente colpisce e affascina, a Campo Imperatore, sono gli spazi, le vaste dimensioni che sono sempre totalmente visibili, grazie anche alla vegetazione che è esclusivamente erbacea: l'esposizione e la centralità nel massiccio ne fanno un'area dal clima continentale, freddo in inverno e fresco in estate, quasi arido sui dossi e sulle creste. La vegetazione assume caratteristiche molto differenti in funzione della morfologia, del vento, della copertura nevosa: le vallecole sono relativamente umide e presentano rare specie di piante di origine nordica, mentre le morene e i dossi ospitano una vegetazione tipicamente steppica, di origine orientale. Caratteristiche di questi ambienti sono le “fiumare", distese di ghiaie che scendono al disgelo dalle profonde incisioni del Brancastello e di Monte Prena, sulle quali si possono osservare piante che generalmente vivono alle quote superiori oppure interessanti endemismi. Gli sterminati pascoli sono utilizzati per l'alpeggio estivo delle greggi di ovini e delle mandrie di bovini ed equini che d'inverno transumano in Puglia, in un rito che ormai si ripete da migliaia di anni. Su questo altopiano si è consumata in una profonda solitudine, spesso rotta da forti momenti lirici ed emotivi, la dura vita di generazioni di pastori. Il rifugio Duca degli Abruzzi, inaugurato nel 1908 sulla cresta della Portella, è il secondo per età del Gran Sasso, e offre un magnifico panorama verso il Corno Grande, Campo Pericoli, il Pizzo Cefalone e Campo Imperatore. Verso sud, oltre la conca aquilana, si alza il massiccio del Velino.

ROCCA DI CALASCIO

Rocca Calascio è una delle più suggestive ed incantevoli fortificazioni dell’Italia centrale. Il paese è uno dei più alti borghi dell’Appennino centrale e, in più, ha la peculiarità di ospitare un rocca che domina su tutto il territorio circostante tanto da essere stato inserita dal National Geographic tra i quindici castelli più belli al mondo. Posta a 1460 metri di altitudine, la Rocca vide la sua costruzione nel corso dell’XI-XII secolo, in funzione di controllo e di avvistamento. La parte più arcaica, secondo gli studiosi, risulta essere quella del mastio centrale, attorno a cui successivamente vennero aggiunte le torri circolari angolari, commissionate da Antonio Piccolomini nel 1480. Rocca Calascio, nonostante i terremoti succedutisi fino al 2009, svetta ancora con la sua imponenza sulla piana di Navelli e la valle del Tirino. Grazie a mirati interventi di recupero, è stato oggetto di lavori di restauro tra il 1986 ed il 1989. Le poche case del borgo medievale rimaste che si trovano sotto la Rocca sono state costruite sul versante meridionale della montagna. La Rocca, in pietra bianca a conci squadrati, doveva far parte di un sistema difensivo costituito da altri manieri e torri che raggiungevano il mare Adriatico. L’accesso al castello, racchiuso da una cinta muraria merlata, è posto sul lato orientale e vi si accede attraverso una scala di legno. Dal castello si apre una delle vedute più suggestive dell’Abruzzo, un panorama che abbraccia tutti i monti appenninici di questa regione: il Gran Sasso, il Velino-Sirente, la Maiella, i Monti Marsicani.In virtù del luogo incantevole in cui è stato costruito lo ha reso un set cinematografico per film quali Il nome della rosa e Lady hawke. Lungo il sentiero si trova l’ottagonale chiesa di Santa Maria della Pietà, costruita alla fine del XVI secolo in un punto davvero suggestivo. Si ritiene che l’edificio religioso sia stato edificato dai pastori in segno di riconoscenza alla Madonna dopo il respingimento da parte dei Piccolomini di un gruppo di briganti provenienti dal confinante Stato Pontificio. A pianta ottagonale, la chiesa si erge ai piedi della Rocca e avvolta dagli Appennini abruzzesi, ad una altitudine di 1432 metri s.l.m.; il portale che volge a sud è costituito da un timpano e due nicchie vuote.

1 – 2 – 3 Giugno 2018

Abruzzo, Parco del Gran Sasso