VALLI DEL PASUBIO

DESCRIZIONE:

Eremo di San Colombano

L'eremo di San Colombano è da molti considerato uno dei luoghi più affascinanti e particolari del Trentino Alto Adige, poiché si trova in una posizione talmente panoramica da risultare curiosa e quasi surreale, in quanto si mostra come ‘incastrato’ all’interno di una parete di roccia. La costruzione dell’eremo avrebbe a che fare con una leggenda che vede protagonista, appunto, San Colombano che qui uccise un drago che uccideva i bambini battezzati nelle acque del Leno, il torrente che si trova proprio al di sotto dell’eremo. Questo luogo di culto ha alle spalle una lunga tradizione eremitica, poiché nel corso del tempo sono stati i monaci che si sono ritirati in solitudine quassù. La pratica del romitaggio è andata avanti nell’eremo di San Colombano fino a quando non venne abolita verso la fine del Settecento, ma da allora l’eremo ha continuato ad essere un interessante polo di attrazione turistica della zona. Per all'eremo si deve percorrere una scalinata di più di cento gradini, tutti scavati nella roccia, e una volta arrivati si può godere non solo di un incredibile panorama ma anche di un notevole patrimonio artistico e culturale conservato al suo interno. 

Sentiero della forra del lupo a Folgaria

La Forra del Lupo è senza dubbio una delle escursioni da fare assolutamente se si è in vacanza a Folgaria o dintorni. La scoperta di questa serie di trincee e camminamenti è avvenuta quasi per caso grazie a dei dipinti e fotografie di alcuni soldati austriaci presenti in internet e nel piccolo museo Tiroler Kaiserjaeger di Innsbruck. Da queste testimonianze si è risaliti al luogo esatto del fronte ed è quindi iniziato un lungo lavoro di pulizia e di riordino da parte di volontari e gruppi di alpini che hanno portato alla luce questo imponente sistema di difesa e lo hanno reso agibile attraverso un camminamento che prende il nome di Forra del Lupo o Wolfsschlucht, come lo chiamavano i soldati austriaci. Punto di partenza  è il paese di Serrada, e più precisamente il parcheggio del ristorante Cogola, dove il sentiero che inizia a salire abbastanza ripidamente e si inoltra nel bosco. Proseguendo sempre in salita si arriva, dopo circa venti muniti dal punto di partenza, all'inizio della Forra del Lupo, una serie di gallerie, trincee, camminamenti e punti di osservazione costruiti nella roccia a strapiombo sulla valle del Terragnolo. Lungo i vari sali e scendi si incontrano anche numerose fotografie e racconti risalenti al periodo del conflitto che testimoniano le condizioni di vita dei soldati sul fronte austroungarico, come quelle del giovane soldato austriaco Ludwig Fasser che con il suo libro di memorie ha testimoniato cosa accadde in queste trincee nel maggio del 1916; un vero cronista di guerra che ha saputo descrivere e raccontare gli orrori e le paure della vita sul fronte. Fa davvero venire i brividi leggere questi brevi racconti di Ludwig, inoltre, grazie alle sue foto, sono stati immortalati e a trasmessi attimi di vita quotidiana vissuti durante i bombardamenti. Alla fine della Forra del Lupo si arriva in un ampio pianoro erboso in località Caserme, da dove si prosegue per il forte Dosso delle Somme.  Da qui, con una serie di tornanti e un panorama che si apre fino alle Dolomiti del Brenta, si prende velocemente quota fino a raggiungere il punto più alto della nostra escursione: i 1660 metri sul livello del mare del forte Dosso delle Somme. Disposto su tre piani, era munito di due obici da 10 cm in cupola corazzata e di una torre osservatorio. La difesa ravvicinata era invece affidata a 18 postazioni di mitragliatrice. Questo è solo uno dei tanti forti austriaci che si trovano sugli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna, territori compresi fino al 1918 nel Tirolo di lingua italiana e coinvolti nella Grande Guerra trovandosi sulla linea di confine con il Regno d'Italia. Da quassù si possono ammirare i ghiacci eterni dell'Adamello, le vette della Valsugana, il Monte Baldo verso il lago di Garda e il monte Pasubio.

Strada delle 52 gallerie

La Strada delle 52 gallerie é un percorso di straordinario interesse storico ambientale, una mulattiera militare costruita durante la Grande Guerra sul massiccio del Pasubio. Il suo tracciato inizia a Bocchetta Campiglia (1.216 m sul livello del mare) e termina alle Porte del Pasubio (1.928 m),inerpicandosi sul versante meridionale del Monte tra ardite guglie, profonde forre e scoscese pareti rocciose. La lunghezza complessiva della strada è di circa 6.300 m, dei quali 2.300 m rappresentano lo sviluppo delle 52 gallerie e i restanti, per circa 4 chilometri, sono stati scavati a mezza costa nella viva roccia. La larghezza minima della strada, prevista dai progettisti in 2,20 m, normalmente è di 2,50 m, con un raggio esterno minimo delle curve di 3 m per fare in modo che le salmerie potessero percorrerla con carico sia centrale che laterale. Le gallerie erano illuminate sia elettricamente che da finestroni aperti in parete: questi ultimi ed i tratti a mezza costa erano protetti da un guardamano in tondino di ferro e sorretti da paletti a “T”, sempre in ferro. La pendenza media della strada è del 12%. Soltanto in alcuni punti si raggiunge la pendenza massima del 22%. Quattro gallerie hanno uno sviluppo elicoidale, tra queste la 19ª è la più lunga con i suoi 320 m. La 20ª galleria si eleva a spirale su se stessa per quattro volte all’interno di un torrione roccioso. All’uscita della 31ª galleria la mulattiera attraversa l’impluvio della Val Camossara, a causa della franosità del terreno si dovettero costruire due poderosi muri di sostegno: il muro a valle, costruito a secco, ha l’altezza media di m 2 circa, quello a monte, in pietra squadrata e malta di cemento, ha l’altezza di m 3,20. Complessivamente furono posti in opera circa 400 metri cubi di muro, utilizzando la pietra estratta dal vicino monte Forni Alti. La 43ª sbuca sotto il Passo di Fontana d’Oro (1.875 m sul livello del mare), in un punto in cui si possono notare i resti di una cabina elettrica. Questa cabina serviva per trasformare l’elettricità proveniente dalla centrale elettrica di Malga Busi; sempre da Malga Busi proveniva l’aria compressa utilizzata per azionare i martelli pneumatici, spinta attraverso una tubazione posata in Val Camossara e distribuita con tubazioni secondarie verso la Bella Laita, la Fontana d’Oro e il Soglio Rosso. Poco dopo l’uscita dalla 48ª galleria, si raggiunge la massima altitudine della mulattiera (circa 2.000 m sul livello del mare). Il fine primario della costruzione della “Strada delle gallerie” era quello di consentire il transito di uomini e salmerie in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo, al coperto dalla vista e dall’offesa del nemico, al contrario della rotabile degli Scarubbi, percorribile anche da autocarri, ma soltanto nella stagione estiva e nelle ore notturne nonostante il mascheramento, essendo esposta alla vista degli osservatori di artiglieria austriaci appostati sul M. Majo, sul M. Toraro, sul M. Seluggio e sul M. Cimone. La strada, capolavoro d’ingegneria militare e di arditezza, fu ideata dal Capitano L. Motti e progettata dal Ten. Ing. G. Zappa. Il successore di quest’ultimo, Capitano C. Picone, la definì come il risultato di “tenace volontà, di lavoro esemplare, di sacrificio e abnegazione, di commovente spirito di emulazione fra le squadre dei genieri minatori addetti alla costruzione”. I lavori iniziarono nel marzo 1917 e terminarono nel dicembre successivo. Fu realizzata dalla 33ª Compagnia Minatori del 5º reggimento Genio dell’Esercito Italiano, con l’aiuto di sei centurie di lavoratori territoriali: la 349, la 523, la 621, la 630, la 765 e la 776. Al comando della 33ª Compagnia fu posto il Ten. G. Zappa, sostituito nell’aprile 1917 dal Capitano Corrado Picone, che proseguì i lavori rimanendo conquistato dalla bellezza e dall’importanza dell’opera. I lavori iniziarono in pieno inverno nel 1917, uno dei più rigidi e nevosi del secolo scorso. Furono impiegati inizialmente una ventina di uomini, che salirono a circa 600 nel periodo aprile-settembre dello stesso anno. Per la costruzione della Strada furono richiesti in prevalenza lavori di mina, realizzati con martelli pneumatici e con esplosivo.

La strada delle 52 gallerie, contrassegnata dal segnavia 366 del C.A.I., è percorribile a piedi nella stagione estiva, ma a seguito di alcuni incidenti mortali verificatisi sul suo percorso è vietata ai ciclisti. L’inizio è situato presso il parcheggio a pagamento di Bocchetta Campiglia ed il tempo di percorrenza fino al Rifugio Papa è di circa 2.45 ore. Indispensabile la torcia elettrica o la lampada frontale per percorrere le parti al buio. Si consiglia vivamente di prestare particolare attenzione alla neve, che all’inizio della stagione invernale potrebbe intasare gli imbocchi delle gallerie.

Dal ponte Tibetano al rifugio Campogrosso

Punto di partenza è il passo Pian delle Fugazze. Per arrivare all’ossario del Pasubio ci vogliono circa venti minuti, un monumento dedicato al caduti della prima guerra mondiale e dove sono contenuti i resti di 10.000 soldati. L’escursione procede verso il ponte tibetano! Questo ponte è stato costruito perchè una frana qualche anno fa rese inaccessibile un tratto della strada del Re e, pertanto, per raggiungere il rifugio Campogrosso, bisognava utilizzare un altro sentiero. Lungo più di 100 metri e sospeso nel vuoto a trenta metri d'altezza è stato realizzato interamente in acciaio e dotato di corde antivento per limitare le oscillazioni. Fa comunque un certo che camminare oscillando! Superato il ponte continuiamo la nostra escursione fino al rifugio Campogrosso, immersi nel panorama delle Piccole Dolomiti.

27 – 28 – 29 Luglio 2018

Valli del Pasubio